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9 Settembre 2010Il funzionamento mentale di un individuo inizia a formarsi sin dai primissimi mesi di vita, influenzato dal clima affettivo e dalle interazioni con le figure genitoriali. Ogni neonato arriva al mondo dotato di istinti e di un’intelligenza emotiva, una risorsa fondamentale che guida i suoi comportamenti iniziali per garantirne la sopravvivenza e il benessere. In questo delicato periodo, l’intelligenza emotiva agisce come una bussola, orientando l’istinto e favorendo un equilibrio psicologico di base.
Nel corso dei mesi, grazie a stimoli costanti e all’interazione affettiva, iniziano a formarsi i primi nuclei cognitivi e affettivi, ovvero i primi schemi di funzionamento mentale che saranno alla base del comportamento e delle interpretazioni della realtà. Per comprendere questo processo, la teoria dell’attaccamento di Bowlby è particolarmente illuminante nel descrivere come le interazioni precoci influenzino l’idea di sé e del mondo.
Indice contenuti
L’Influenza dell’adulto sul funzionamento mentale del bambino
Il funzionamento mentale del bambino non si sviluppa in isolamento ma viene plasmato dalle interazioni continue con le figure di riferimento, soprattutto con i genitori. Gli adulti, attraverso azioni quotidiane e in modo spesso inconsapevole, trasmettono al bambino il loro bagaglio cognitivo, emotivo e comportamentale: convinzioni, valori, idee e anche eventuali disvalori. Ogni interazione, sia verbale che non verbale, rappresenta una piccola “lezione” per il bambino, che impara a distinguere ciò che è socialmente accettato da ciò che non lo è.
Le espressioni emotive dell’adulto, come un sorriso o un tono autoritario, giocano un ruolo cruciale nel rinforzare o scoraggiare certi comportamenti. Ad esempio, un “no” accompagnato da un sorriso ha un impatto diverso da un “no” severo, e questo contribuisce a plasmare il codice comportamentale del bambino, ossia il modo in cui il funzionamento mentale viene indirizzato e modellato.
Il codice personale e il funzionamento mentale
L’educazione può essere paragonata alla stesura di un codice personale, simile a un codice di regole interne che guidano il funzionamento mentale. In questo codice troviamo norme implicite e aspettative di comportamento basate su ciò che “si deve” o “non si deve” fare. Questo processo di interiorizzazione delle regole si traduce nel tempo in una serie di convinzioni automatiche e spesso inconsapevoli che influenzano la psiche.
Un funzionamento mentale basato su obblighi rigidi tende a generare disagi psicologici, come nevrosi o sentimenti di ansia, colpa e insoddisfazione. Frasi come “Devi salutare i nonni” o “Non devi mentire” rappresentano un imprinting doveristico che, se estremamente pervasivo, può condurre a forme di disagio psicologico. Tale struttura educativa, fondata su imperativi, può infatti ostacolare lo sviluppo di un funzionamento mentale flessibile e resiliente.
Educazione e funzionamento mentale: i rischi dei principi doveristici
Il prossimo approfondimento verterà sui principi doveristici e su come questi possano essere alla base di comportamenti nevrotici, portando a problemi di ansia, sensi di colpa e difficoltà nella gestione della rabbia. La riflessione sui principi di “devo” e “non devo” ci consentirà di comprendere come un funzionamento mentale rigido possa trasformarsi in un terreno fertile per i disagi psicologici.
Attraverso una maggiore consapevolezza di questi meccanismi, possiamo costruire un funzionamento più adattivo, in grado di accogliere la complessità delle emozioni umane e favorire uno sviluppo psicologico equilibrato e sereno.
Scritto da Elisabetta Vellone
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