Le emozioni in gioco
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Quando il bambino è timido
Spesso, genitori ed educatori cominciamo a preoccuparsi quando notano nel carattere di un bambino una certa timidezza nel socializzare con gli adulti e/o i compagni e nel lasciarsi coinvolgere nelle attività di gioco.
L’introversione viene quasi sempre associata a un tratto di personalità poco adattivo: infatti, si tende a considerare utili all’adattamento altre caratteristiche, come l’apertura, la socievolezza, l’estroversione, la fiducia.
In realtà il continuum introversione-estroversione non indica il passaggio da una disposizione caratteriale negativa verso una positiva, perché non bisogna associare le due polarità a un maggiore o minore adattamento, ma semplicemente sono due modi diversi di essere, che in ogni caso non sono quasi mai assoluti, e che dipendono in gran parte dal temperamento, cioè dal substrato biologico della personalità. Secondo questo filone, che studia gli aspetti strutturali della personalità, essa si basa su una struttura latente di tratti e disposizioni di base che sono di natura innata.
In realtà le spiegazioni biologiche delle caratteristiche di personalità non sono completamente esaustive, perchè accomunano l’individuo ad un ente sempre uguale nel tempo, mentre la persona, pur avendo delle caratteristiche stabili, è continuamente aperta alla possibilità di cambiamento nella continua interazione di persona e ambiente, in relazione alle esperienze di vita e ai contesti di sviluppo.
Tuttavia, molto spesso l’introversione viene colta dai compagni di gioco ed il bambino rischia di essere isolato o oggetto di derisione.
Comportamenti che aiutano
In presenza di un bambino timido e più ritirato è inutile essere intrusivi e cercare di renderlo come tutti gli altri bambini, rischiando di sottolineare ancora di più queste caratteristiche. Spetta a chi interagisce con lui, mitigare certe caratteristiche del bambino, nel rispetto del suo carattere, cercando di cogliere il suo interesse e di coinvolgerlo nelle attività di gioco senza forzare i suoi tempi e i suoi modi. Ad esempio, di fronte alle novità, si può aiutarlo preparandolo prima, descrivendogli con entusiasmo chi e cosa dovrà “affrontare” e cercando di suscitare in lui interesse e curiosità. Può anche essere d’aiuto far in modo che siano gli altri bambini ad avvicinarsi a lui, evitare di farlo sentire “non all’altezza” e, perciò, bisognoso dell’aiuto di un adulto.
Molto importante è anche la relazione con la scuola perché sia più facile trovare la modalità più adeguata per far emergere la personalitàdel bambino anche in classe, cercando di aiutarlo a interagire e a superare eventuali disagi, silenzi o imbarazzi.
È utile anche dare il buon esempio e mostrare i vantaggi della socializzazione, magari invitando a casa un paio di mamme con i loro bambini, preparando una merenda in compagnia o organizzando un gioco di squadra. A casa sua, infatti, il bambino timido è più sicuro di sé e, quindi, anche più a suo agio.
Inoltre, assecondando le sue preferenze e le sue inclinazioni, si potrebbe anche suggerire di iniziare un’attività nuova, ad esempio:
- laboratori artistici e di drammatizzazione: l’arte e la rappresentazione teatrale possono facilitare la comunicazione e l’esternazione di sentimenti ed emozioni che, a volte, la timidezza può bloccare;
- pet therapy: gli animali sono degli ottimi terapeuti, perché aiutano a socializzare e infondono sicurezza;
- sport di squadra: una situazione ludica può offrire al bambino la possibilità di imparare ad apprezzare la piacevolezza di far parte di un gruppo, imparare a fidarsi dei compagni, a confrontarsi con gli altri ed esprimersi attraverso il corpo.
Approfondimenti
- Zimbardo P. G., Shirley R. L. (2008). Il bambino timido. Comprendere e aiutare a superare le difficoltà personali, Erickson.
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