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28 Febbraio 2021Chissà quante volte avete sentito parlare di claustrofobia. Quante volte vi siete chiesti cosa sia effettivamente e da cosa si genera?
Seppur sia noto il fatto che questa sia una fobia, spesso non sappiamo in cosa consiste davvero e soprattutto come andrebbe affrontata.
In questa sede proveremo ad entrare più nel dettaglio per capire cosa si nasconde dietro questo tipo di problema alquanto diffuso.
Indice contenuti
Definiamo la claustrofobia
La claustrofobia è una fobia che colpisce fin dall’adolescenza.
Secondo alcuni dati nel 70% dei casi siamo in presenza di un tipo di claustrofobia non grave. Questo significa che solo una piccola percentuale richiede un aiuto professionale. Solo il 4% della popolazione è affetta da casi di claustrofobia gravi.
La parola claustrofobia deriva dal latino claustrum, che sta per “luogo chiuso” e dal greco phobos che appunto sta per “paura”.
Chi soffre di claustrofobia, ha quindi paura di rimanere negli spazi chiusi o ristretti in cui ci si sente oppresso, quali ad esempio ascensori, stanze senza via di uscita, ma anche situazioni di malattia dalle quali sente di non poter uscire. Nello specifico, in quest’ultimo caso però si parla più propriamente di ipocondria.
Diagnosi di claustrofobia
Secondo il Manuale Diagnostico e Statistico dei disturbi mentali questo è un disturbo che presenta determinati criteri: vediamoli qui di seguito.
- E’ una paura eccessiva, persistente, a causa di una situazione specifica.
- Questa fobia può assumere i tratti di un attacco di panico, se si è in presenza della situazione fobica.
- E’ una paura immotivata e sproporzionata rispetto alla minaccia reale.
- Vi è la messa in atto di strategie di evitamento per evitare la situazione temuta.
- La paura e la messa in atto di queste strategie interferiscono con la propria vita relazionale, personale e lavorativa.
Siamo in presenza di claustrofobia se questa persiste per sei mesi o più.
Questo significa che spesso siamo in presenza di una paura che può regredire da sola.
Sintomi di chi soffre di claustrofobia
Il claustrofobico tende ad evitare, proprio perché sente di non avere una propria libertà di movimento.
Oltre all’ascensore, spesso evita anche le giostre dei parchi di divertimenti, le metropolitane, le porte girevoli.
In un certo senso rappresenta una minaccia tutto quello che sembra limitare la propria possibilità di muoversi.
Nei casi più gravi la claustrofobia si estende a ben altro: vi sono ad esempio soggetti che non riescono ad indossare un maglione a collo alto.
Questo ci fa capire come questo disturbo possa presentarsi in forme più o meno gravi.
Tra sintomi abbiamo ansia, disagio, angoscia che possono in alcuni casi arrivare a scatenare attacchi di panico.
Nei casi più gravi può essere sperimentata anche la sensazione di soffocamento collegata alla paura di morire, che può evolversi in anginofobia.
A questi sintomi psicologici si accompagnano inevitabilmente altri sintomi fisiologici, tra cui:
- sensazione di nausea;
- mal di testa;
- tremori;
- pianto;
- sensazione di svenimento;
- battiti accelerati.
Tentate soluzioni
E’ proprio perché si sperimentano questi sintomi, che la persona spesso mette in atto di strategie di evitamento.
Eccone alcune:
- Seguire delle precise abitudini (precauzioni) allo scopo di proteggersi: scegliere, ad esempio, di recarsi in posta nelle ore più tranquille, per evitare un affollamento stimolo fobico;
- Chiedere aiuto e farsi accompagnare nelle situazioni specifiche da parenti o amici;
- Ricercare rassicurazioni: si parla del proprio problema, con la convinzione di poterlo evitare.
Cosa si nasconde dietro questa fobia?
Perché si arriva a soffrire di questa paura?
Possibili traumi
Alcune ricerche sembrano evidenziare il fatto che a scatenare questa fobia possa essere un’esperienza traumatica vissuta nel periodo infantile, che ha generato dunque uno “stop” a quello che è il nostro naturale istinto.
Un adulto claustrofobico può in un certo senso sviluppare questa fobia se per esempio da bambino è rimasto intrappolato in uno spazio ristretto, o se ha subito atti di bullismo
Apprendimento in famiglia
Spesso è una paura che si apprende in famiglia. Osservando ad esempio uno o entrambi i propri genitori affetti da questa patologia.
L’insorgenza della fobia può essere associata anche alla registrazione di informazioni che provengono dalla televisione, ad esempio.
Bassa autostima
Alcuni studiosi lo collegano per esempio alla presenza di una bassa autostima e al bisogno di essere liberi dalle proprie insicurezze. Quindi anche in questo caso una chiusura che va oltre uno spazio fisico.
Da un punto di vista biologico sembrerebbe che chi soffre di questo disturbo, presenti un malfunzionamento dell’amigdala, che dunque arriva ad influenzare quella che è la nostra percezione di pericolo.
Una percezione che in questi casi risulta essere alterata.
Conseguenze per chi ha paura degli spazi chiusi
Sulla base di quanto è stato detto, si può evincere che chi soffre di claustrofobica può optare per l’evitamento di gran parte delle attività quotidiane, soprattutto quelle che possono fungere da stimolo fobico.
Rinunciar quindi a diversi piaceri o ad altri eventi che potrebbero essere troppo affollati, o ancora ai viaggi in aereo, perché questo per lui significa stare in uno spazio piccolo.
Come affrontare la claustrofobia
Attorno a questa paura ruotano diversi aspetti e come abbiamo visto si possono arrivare a sperimentare i sintomi dell’attacco di panico.
In un certo senso si vive nel pericolo. Ma come può essere affrontata?
Vediamo qui di seguito dei piccoli consigli utili per affrontare le situazioni alla base di questa paura.
- Innanzitutto dobbiamo evitare di parlare della nostra paura con chi abbiamo accanto: parlarne significa infatti darle forza, quindi farla crescere.
- Provate a cambiare le vostre abitudini. Come abbiamo visto di solito un claustrofobico segue una routine che gli permette di evitare delle situazioni. Per smettere di farlo stilate una lista degli evitamenti e provate ad affrontare partendo da quella meno ansiogena. Provate a cambiare qualche azione che vi porta proprio a questo, ad evitarla: es. siete in ascensore e siete già in preda al panico? Provate a concentrarvi sulla vostra respirazione contando fino a 7, inspirate ed espirate, fino ad un totale di 10 secondi. In questo modo dovreste riuscire a calmare la vostra ansia.
- Può essere utile anche provare a spostare l’attenzione su altro: immaginate per esempio una situazione che riesce a darvi calma e sollievo.
- Se doveste rendervi conto che la vostra fobia è invalidante e non riuscite a stare bene con voi stessi e con gli altri, può essere opportuno chiedere aiuto ad un professionista, grazie al quale potrete riuscire ad affrontare la vostra paura, gradualmente. Attraverso un percorso di questo tipo potrete cercare di capire cosa nasconde davvero la vostra paura ed agire di conseguenza. Ma soprattutto potrete ritornare a fare quello che per tanto tempo avete evitato di fare, proprio in nome della vostra paura. Tra gli interventi più efficaci per il trattamento di questo disturbo abbiamo la psicoterapia breve-strategica. Grazie ad essi si aiuta il paziente a razionalizzare la propria paura. Può essere utile anche l’associazione a tecniche di rilassamento come il training autogeno.
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