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27 Giugno 2011Indice contenuti
Il sacrificio di un tempo…
Sempre meno si è disposti al sacrificio e sempre più oggi si assiste a comportamenti trasgressivi messi in atto dagli adolescenti e, spesso, altrettanto numerosi sono gli scontri o l’incapacità a trovare una modalità comunicativa efficace tra genitori e figli.
Numerose sono anche le differenze negli stili di vita e i modi di affrontare le difficoltà tra vecchie e nuove generazioni. Si è passati dall’idea del desiderio e dell’attesa, considerati un tempo fondamentali per il raggiungimento del vero piacere, alla convinzione oggi molto diffusa che è possibile e più facile ottenere “tutto e subito”. Un atteggiamento, quest’ultimo, determinato dall’intrecciarsi di dinamiche e fattori, educativi, psicologici e sociali, che a lungo termine ha determinato nei ragazzi un senso di sfiducia, incapacità a progettare e mancanza di entusiasmo. Per essere più precisi, un tempo i nostri genitori crescevano con l’idea che fosse necessario sacrificarsi per vedere realizzato un desiderio.
La conseguenza principale di questo comportamento era che la persona si ritrovava a gratificare il proprio bisogno non nell’immediato, ma attendendo un tempo più o meno lungo. Se da un lato una modalità di questo tipo provocava la “sofferenza” tipica di chi è costretto a ritardare il soddisfacimento dei propri bisogni e desideri, il vantaggio insito di questa “modalità educativa” risiedeva nel fatto che si era maggiormente in grado di tollerare l’attesa e la frustrazione e ciò, a sua volta, contribuiva anche a sviluppare la fantasia su quello che sarebbe potuto essere e su come ci si sarebbe sentiti al raggiungimento della meta, culminando in un piacere appagante.
…trasformato nel piacere odierno…
Con l’avanzare del benessere, con il miglioramento della qualità della vita e con l’avvento, in generale, di una società che promuove il “piacere a tutti i costi e senza limiti”, sempre più frequentemente i genitori scelgono di impegnarsi per ridurre la sofferenza dei propri figli, cercando di gratificarli il prima possibile, privilegiando quindi il godimento piuttosto che il desiderio e riducendo così il sacrificio e l’attesa.
Ancora una volta, come sosteneva Oscar Wilde, “con le migliori intenzioni si ottengono gli effetti peggiori”, dal momento che l’immediata soddisfazione del piacere, non permette ai giovani figli di “vaccinarsi” di fronte alla frustrazione dell’attesa contribuendo a creare quella sensazione di vuoto, noia, mancanza di entusiasmo e di desiderio che li porta a ricercare continuamente esperienze da cui trarre piacere.
L’assenza di desideri e il pensiero di “devo avere tutto e in tempi brevi”, inoltre, rischia di creare la messa in atto di comportamenti che possono danneggiare i giovani in questione e chi sta loro intorno. Assunzione di alcol, droghe e comportamenti a rischio rischiano, dunque, di trasformarsi in mezzi che consentono di accedere ad un piacere immediato e amplificato.
A partire dai tali premesse, molti dei disturbi manifestati dalle persone potrebbero essere letti come una forma di “disadattamento al piacere”. All’interno di tale tipologia è stato possibile individuare tre macrocategorie che idealmente potrebbero essere collocate lungo un continuum che vede: ad un estremo chi non è in grado o si ritrova impossibilitato a concedersi il piacere e all’altro estremo chi, invece, il piacere finisce per concederselo in maniera eccessiva.
Per cui ad esempio possiamo ritrovare da un lato, alcuni disturbi del comportamento alimentare come modi per non concedersi o per negarsi il piacere (è il caso dell’anoressia), o per controllarlo fino a perderne il controllo (bulimia); passando poi per i disturbi da attacco di panico, la depressione e l’ipocondria dove, ad esempio, vi è un’incapacità di accedere alla dimensione del piacere, perché bloccato dall’ansia o dal dolore, per arrivare, infine, all’estremo opposto, con le numerose forme di dipendenza (da sostanze e non), dove chi non riesce a raggiungere ciò che desidera, indirizza le proprie energie concedendosi altre forme di piacere, finendo per abusarne (droghe, dipendenze in generale).
…verso dove ci sta portando?
Il mondo è sempre più saturo quindi di “possibili piaceri” pronti per essere sempre più soddisfatti (o negati). Numerosi sono, infatti, gli stimoli e le situazioni preconfezionate alle quali è possibile accedere (o rinunciare) ed ottenere immediatamente. Il rischio che si prospetta è quello di non riuscire a trovare più un equilibrio interiore ed una giusta dose di adattamento ai vorticosi cambiamenti che la società, accanto ai numerosi piaceri, costantemente ci propone. La sfida futura sarà riuscire a rimanere sè stessi, trovando uno spazio nel mondo che molto spesso tende ad omologare, stereotipizzare e schiacciare e a trarre piacere da cose che restituiscono all’uomo un senso di autenticità.
Oggi, probabilmente, solo chi possiede fantasia e risorse creative ed è in grado di utilizzarle in maniera proattiva, crea e può dare un contributo allo sviluppo del mondo ricevendone riconoscimento e gratificazione. In questo senso è possibile che si andrà verso un mondo di creativi (caratterizzati dalle capacità di desiderare, attendere, progettare) e in tal senso verso una ri-costruzione del mondo stesso, mentre, al contrario, chi non è in grado di mettere in gioco le proprie risorse creative, perché pur possedendo un potenziale creativo di base non è stato favorito e sostenuto dall’ambiente in cui è nato ed è cresciuto ad utilizzarle al meglio, corre il rischio di farsi schiacciare dal sistema.
Qui si apre un quesito: in futuro, secondo voi, saranno molti di più i “creativi” o coloro che presi dall’ansia e dal pessimismo soccomberanno schiacciati dal sistema?
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