Svezzamento del bambino: cibo e relazione madre-bambino
5 Novembre 2013Giocando con la musica
15 Novembre 2013“..ho sperimentato il mio autismo come un cesto, con molti puzzles diversi, tutti mescolati fra loro e a ciascuno manca qualche pezzo, ma c’è qualche pezzo in più che non appartiene a nessuno di quei puzzles” (Donna Williams)
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COS’E’ L’AUTISMO?
Con il termine AUTISMO si fa riferimento ad un disturbo che rientra nella categoria dei disturbi pervasivi dello sviluppo e che presenta menomazioni nella relazione sociale reciproca.
Più nello specifico, tale disturbo è caratterizzato dalla compromissione di 3 aree:
- Interazione sociale: compromissione nell’uso di comportamenti non verbali quali sguardo diretto, espressioni facciali, gestualità e postura del corpo che regolano l’interazione sociale.
- Comunicazione: ritardo o assenza di sviluppo del linguaggio verbale; incapacità di iniziare o sostenere una conversazione con gli altri (in soggetti con livello verbale adeguato); uso stereotipato e ripetitivo del linguaggio; mancanza di gioco di immaginazione vario e spontaneo o di gioco imitativo sociale adeguato al livello evolutivo.
- Interessi ristretti, ripetitivi, stereotipati: preoccupazione circoscritta per uno o più interessi stereotipati e ristretti anormali per intensità o focalizzazione; adesione compulsiva a pratiche o rituali non funzionali; manierismi motori stereotipati e ripetitivi; preoccupazione nei confronti di parti di oggetti.
Inoltre questi bambini presentano reazioni anomale ad esperienze sensoriali come a certi suoni o alle caratteristiche di certi oggetti. Ognuno di questi sintomi può manifestarsi in una scala di gravità da lieve a grave e con modalità diverse per ogni bambino
QUALI SONO I TRATTAMENTI MAGGIORMENTI UTILIZZATI?
Esistono diversi modelli per il trattamento del bambino con autismo. Tra questi, quelli maggiormente utilizzati sono il TEACHH e l’ABA.
Il TEACHH ha come obiettivo quello di permettere alla persona autistica di raggiungere la massima autonomia possibile attraverso un progetto generale di intervento che necessita dell’organizzazione precisa di alcuni elementi: luoghi, tempi e spazi, sequenza dei compiti da effettuare, creazione di situazioni interattive intense.
Il modello ABA, invece, “enfatizza la valutazione continua del trattamento comportamentale attraverso una sistematica raccolta dei dati, affinchè i risultati non siano inficiati da variabili estranee al trattamento” con lo scopo di descrivere, anche nei livelli minimali, i processi evolutivi dei soggetti con disturbi specifici dello sviluppo, per poter mettere a punto programmi di intervento individualizzati.
OLTRE AI TRATTAMENTI “CLASSICI” ESISTONO ALTRE MODALITA’ DI LAVORO CON I BAMBINI AUTISTICI?
La risposta è sì. Senza rinnegare l’importanza dei programmi sopra citati, vi sono certamente modalità alternative che io definirei più creative e originali per stimolare e sostenere il bambino autistico, e che possono essere utilizzate in integrazione ad altri programmi.
Una di queste modalità è la riabilitazione in acqua, ossia la possibilità di favorire l’ampliamento delle competenze comunicativo-espressive del bambino autistico in un contesto naturale come l’acqua. Le attività così proposte devono comunque rientrare all’interno di un percorso individualizzato ben pensato e strutturato. Con l’autismo, niente deve essere lasciato al caso.
Ovviamente, spiegare nei dettagli quali sono le singole attività richiederebbe troppo spazio, tuttavia è possibile dare delle linee guida per spiegare al lettore come viene organizzato il lavoro.
Innanzitutto, è necessario chiarire, attraverso informazioni ricavate dai genitori (o da chi ne fa le veci) quale è il rapporto del bambino in questione con l’acqua. Infatti, non è scontato che il bambino trovi l’acqua un elemento stimolante considerando soprattutto che nella piscina essa ha una temperatura più bassa rispetto a quella del nostro corpo. Una volta assodato che il bambino prova piacere a stare in acqua, è necessario che egli abbia a sua disposizione in modo esclusivo un adulto con cui poter creare un rapporto di fiducia e che contenga le sue paure (ad esempio scaturite dai troppi rumori e dalle luci); solo successivamente si andrà alla scoperta degli oggetti e delle altre persone.
Di fondamentale importanza riveste la proposta iniziale delle attività. Chi ha un po’ di esperienza con i bambini autistici saprà che, nella maggioranza dei casi, proporre attività in modo diretto non ha alcun senso: il bambino autistico preferisce, infatti, giocare a ciò che sceglie lui. Inizialmente quindi si lascia il bambino giocare spontaneamente; solo successivamente si cercherà di proporgli nuovi materiali e nuove attività oppure di introdurre variazioni in quelle scelte dal bambino stesso. Questi lavori, che all’inizio saranno individuali, potranno poi essere eseguiti all’interno di un piccolo gruppo. Tali attività sono ad esempio, lo scivolamento in acqua in cui il bambino è disteso in galleggiamento dorsale, viene tenuto da tre compagni che lo trasportano a pelo d’acqua per fargli provare la sensazione del liquido che scorre lungo il corpo. Altre attività sono: gli scivolamenti con il tubo o la tavoletta, la respirazione in acqua, i tuffi, e soltanto alla fine l’insegnamento degli stili.
Esistono diverse tipologie di terapie in acqua che si inspirano a modelli diversi, ma che hanno come obiettivo comune quello di migliorare le capacità dei soggetti di muoversi nel mondo in modo da poter aumentare la qualità della loro vita.
BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA
- “Autismo e acquaticità. Esperienze e percorsi educativi”. S. Leopizzi, P. Vicari, S. Solari. Erickson Editore 2010
- www.terapiamultisistemica.it
- www.autismo.net
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