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Quanto detto fin ora mostra come fondamentale siano le aspettative che l’individuo crea su sé stesso e sugli eventi futuri: di fronte a situazioni incerte, e non solo, l’individuo crea delle aspettative rispetto a quello che può accadere.
Questo vuol dire che tende a selezionare quelle informazioni e quegli stimoli in linea con le proprie aspettative, in base a quello che viene definito bias di conferma.
Ciò significa che l’individuo selezionerà informazioni negative, ignorando quelle positive, se ha una visione pessimistica della/e situazione/i e viceversa.
Tenderà quindi a mettere in atto azioni in linea con le aspettative che si è creato, che a loro volta influenzeranno il suo comportamento e i comportamenti degli altri. Questo meccanismo, come abbiamo già descritto, in psicologia sociale prende il nome di profezia che auto adempie.
Indice contenuti
Aspettative
Su cosa si basano
Alla base delle aspettative c’è l’autostima: questo significa che se siamo dotati di una maggiore autostima, tenderemo ad avere maggiore fiducia in noi stessi e nelle nostre azioni. Questo determinerà le aspettative che ci andremo a creare degli eventi. Al contrario, se non ne siamo dotati, avremo una visione pessimistica delle situazioni che inevitabilmente ci porterà a crearci idee negative.
A questo punto vediamo come si venga a creare un vero e proprio circolo vizioso: abbiamo dunque l’autostima che influenza le nostre aspettative, che, a loro volta, determinano le nostre azioni.
L’esito della situazione?
Queste ultime, nella maggior parte dei casi, non potranno che alimentare a loro volta, la nostra autostima.
Di fronte a tale meccanismo inconscio quasi tutti noi tendiamo a credere che gli eventi siano dettati dalla fortuna, dal destino o da qualsiasi altra causa esterna, senza renderci conto che siamo noi stessi gli “artefici del nostro destino”.
Questo meccanismo funziona anche a livello sociale?
Un grande dubbio rispetto a tale fenomeno è il livello su cui può agire: ovvero, questo meccanismo influenza solo noi stessi e le nostre scelte? Può essere che abbia ripercussioni anche a livello sociale?
Il punto di partenza è che tale meccanismo agisce sempre nella nostra vita e molte volte è incontrollabile.
Affermato ciò, è facile dedurre come possa essere presente anche nei rapporti che abbiamo con gli altri.
Un esempio di profezia
Lo psicologo Paul Watzlawick (2013), nel suo libro “Istruzioni per rendersi infelici” mostra, attraverso un esempio, come agisce tale meccanismo. Aspettarsi qualcosa e quindi un’aspettativa, solo per il fatto di essere stata pensata, può infatti determinare anche esiti paradossali.
L’esempio riportato è il seguente:“Un uomo vuole appendere un quadro. Ha il chiodo, ma non ha il martello. Il vicino ne ha uno, così decide di andare da lui e di farselo prestare. A questo punto gli sorge un dubbio: e se il mio vicino non me lo vuole prestare? Già ieri mi ha salutato appena. Forse aveva fretta, ma forse la fretta era soltanto un pretesto ed egli ce l’ha con me. E perché? Io non gli ho fatto nulla, è lui che si è messo in testa qualcosa. Se qualcuno mi chiedesse un utensile, io glielo darei subito. E perché lui no? Come si può rifiutare al prossimo un così semplice piacere? Gente così rovina l’esistenza agli altri. E per giunta si immagina che io abbia bisogno di lui, solo perché possiede un martello. Adesso basta! E così si precipita di là, suona, il vicino apre e prima ancora che questo abbia il tempo di dire “Buongiorno”, gli grida: “Si tenga pure il suo martello, villano!”
Questo esempio, mostra appieno tale meccanismo: le idee che l’individuo si è formato influenzano ampiamente la sua azione. Non soltanto a livello individuale, ma anche nel rapporto che ha col suo vicino.
Morale della favola?
Le idee o i pregiudizi che ci formiamo sugli altri possono determinare e influenzare i nostri comportamenti e i nostri atteggiamenti. Essi inoltre, a loro volta, determineranno le risposte di chi abbiamo di fronte.
In questo modo, tali pensieri anticipatori dominano il rapporto con l’altro, non consentendoci di viverlo per quello che è davvero.
Esempi studiati da Robert K. Merton
Poiché anche Merton si dedicò allo studio l’influenza di tale fenomeno, facciamo riferimento a due suoi esempi, per entrare meglio nell’ottica delle aspettative e della profezia che si autoavvera.
Il suo primo esempio è quello della Last National Bank, grande banca americana degli anni ’30 che, nonostante non avesse problemi economici, in quel periodo crollò perché si diffusero voci in merito alla presenza di casse vuote. Le voci da sole bastarono ad allarmare tutti i clienti che andarono a ritirare tutti i loro soldi.
Morale della favola? La banca restò, per la prima volta, davvero con le casse vuote.
In questo caso la profezia, che ovviamente era infondata, divenne reale.
L’altro esempio è quello della mancanza di benzina in California negli anni ’70.
Anche in questo caso, si diffuse la voce di come i distributori di benzina, a causa di mancati rifornimenti, fossero quasi vuoti. Così tutti si precipitarono a rifornirsi e, ovviamente, contribuirono a far diventare reale la profezia iniziale.
Questa è la dimostrazione che gli uomini definiscono certe situazioni reali, rendendole reali.
Consigli per orientare in positivo i pensieri
A questo punto, cercando di riflettere su tale fenomeno, vi starete chiedendo quanto questo sia stato decisivo nelle vostre azioni o nelle vostre decisioni e quante volte ne siete stati vittima, senza neppure rendervene conto.
Come detto all’inizio di questo articolo, è fondamentale conoscere questo meccanismo, per cercare di non esserne più vittime.
A tal fine, ecco di seguito alcuni fondamentali consigli.
Credete in voi stessi
Può sembrare un consiglio quasi scontato, ma è anche uno dei più importanti.
Il trucco per prendere la situazione in mano, risiede proprio nel conoscervi davvero e nel credere in voi stessi, nelle vostre abilità e competenze.
Grazie a ciò potrete crearvi una visione ottimale di voi stessi e delle situazioni che vi circondano, evitando di lascia andare le cose così come vengono. Questo sarà il primo grande passo per non farvi sopraffare dalle idee negative o dalle situazioni.
Imparate a gestire i pensieri anticipatori
Importantissimo è il controllo che bisogna avere sui propri pensieri che, come abbiamo visto, guidano le nostre aspettative e successivamente le nostre azioni.
Bisogna fare attenzione dunque a tali pensieri, per cercare di trasformarli da negativi a positivi. Proprio in questo, infatti, risiede il nostro successo personale: d’altronde se le nostre aspettative sono positive, lo saranno anche le nostre azioni.
Da ora in poi eliminate dunque dal vostro dizionario tutte quelle frasi che non fanno altro che demotivarvi, quali ad esempio:
- Non posso farcela
- E’ impossibile cambiare questa situazione
Dopo aver buttato via tutti quei brutti modi di dire, sostituiteli con frasi motivanti.
Prime tra tutte: “Se voglio posso”. “Posso riuscirci“.
Non fatevi demoralizzare dagli ostacoli
Fondamentale è non farsi demoralizzare dagli ostacoli che, inevitabilmente, ci sono e ci saranno sempre durante il nostro percorso. Per nessuno è facile e nessuno è esente da difficoltà.
Ciò che può fare ì fa la differenza è il nostro atteggiamento. Se impariamo ad accettare gli ostacoli, avremo anche più probabilità di superarli.
Proviamo quindi a pensare in modo positivo e a farci influenzare soltanto da ciò che di positivo c’è intorno a noi.
Alla fine la cosa più importante è acquisire “la consapevolezza che possiamo essere artefici della nostra vita, e che attraverso i nostri pensieri e le nostre aspettative possiamo creare la realtà intorno a noi. Ma non in modo magico: al contrario, in modo attivo e lucido. O per dirla con un’espressione che uso nel libro: rimboccandoci le maniche.” (Lo Presti, Davide).
Insomma. se i nostri pensieri sono felici, lo saranno anche le nostre azioni e tutto andrà per il verso giusto.
Basta crederci!
Approfondimenti
- Lo Presti, D. (2018). La profezia che si autorealizza. Il potere delle aspettative di creare la realtà. Flaccovio Editore, Palermo.
- Merton, R. (1971). La profezia che si autoavvera in Teoria e Struttura Sociale, II, Bologna, Il Mulino.
- Rosenthal R., Jacobson L. (1972). Pigmalione in classe. Milano: FrancoAngeli editore.
- Rosenthal, R.& Jacobson, L. (1968). Pygmalion in the Classroom. The Urban Review, 3(1), 16-20.
- Watzlawick, P. (2013). Istruzioni per rendersi infelici. Feltrinelli.
- Zusne, L. (1984). Biographical Dictionary of Psychology. Greenwood Press.
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