Come comunicare in modo efficace
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Senti che le parole, sono sempre troppe, sparate a raffica, spesso vuote ed ingombranti, diventano veloci, incalzanti e ti sovrastano?
Le parole degli altri ti stanno soffocando il pensiero e l’ascolto? Senti tante, troppe parole in ufficio, al telefono, sul bus dal tuo/a compagno/a di vita?
E tu quanto parli? Con tuo figlio come te la cavi? Ora che ci rifletti su ti rendi conto che troppo spesso nella tua vita non c’è spazio per il silenzio, per l’ascolto?
Beh, se rispondi affermativamente, almeno in parte alle domande poste, non preoccuparti, queste poche righe vogliono essere un inizio di uno spazio e un tempo di riflessione per guidarti ad ascoltare in modo attivo.
Indice contenuti
Tipologie di ascolto attivo
E’ proprio la dimensione dell’ascolto, amica sconosciuta, la responsabile di tanta solitudine emotiva, di tanti deserti psichici, di tanta sofferenza. Quando abbiamo un dubbio, un problema o un disagio, non desideriamo che il nostro interlocutore ci sommerga con proposte, suggerimenti o soluzioni: vogliamo semplicemente che ci ascolti, magari con pazienza, attenzione e accettazione.
Ben sappiamo che l’ascolto è spesso superficiale, annoiato, stanco oppure affannato e sbrigativo. Quante volte abbiamo fatto finta di essere attenti, disperdendo in tal modo energie inutilmente? Quante volte ci siamo fissati su alcune parti del discorso, perdendone altre, distorcendole o ampliandole a dismisura? Quante volte abbiamo deciso che un certo discorso non ci interessa, magari perché è una tal persona a portarlo avanti?
Ogni tipo di ascolto genera nell’altro un’emozione diversa e le emozioni generano comportamenti, creando escalation deleterie, difficili da interrompere.
E’ impossibile avviare una comunicazione efficace senza prima imparare ad ascoltare in modo attivo.
Come ascoltare in modo attivo?
Il primo passo è tacere. E’ anche definito ascolto passivo e consiste nel controllare il proprio impulso ad intervenire, rinunciando a dire la parola che l’altro sta faticosamente rincorrendo, rispettando i suoi tempi, riconoscendogli tutto lo spazio di cui ha bisogno in quel momento. Spesso non ci sappiamo frenare e finiamo con il provocare spesso ansia e frustrazione e voglia di battibeccare.
Consapevoli degli effetti del nostro modo di ascoltare, possiamo accompagnare il nostro interlocutore con messaggi di accoglimento, verbali e non. Ad esempio, posso fare un sorriso, uno sguardo intenso, un’apertura delle mie mani o delle mie braccia. Se l’altro è ancora esitante, allora posso invitarlo in maniera calorosa a condividere, ma senza invadenza, prevaricazione. E’ importante che io stesso sia attento alla sua comunicazione non verbale e sappia leggere i segnali che mi manda. Se l’altro accetta il mio invito, allora si può giungere all’ascolto attivo vero e proprio.
Una comunicazione efficace è sempre a due vie, e si realizza grazie ad un ascolto di tipo attivo, caldo ed empatico, che riesce a mobilitare le risorse di entrambe le parti, realizzando un’interazione costruttiva e significativa.
Approfondimenti
- Gordon T. Genitori efficaci, La meridiana, 2007
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