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Quante volte ti è capitato di iniziare in un modo un rapporto che nel tempo si è trasformato in qualcosa di completamente diverso?
Magari ti saranno venute in mente domande del tipo: “Ma perché non mi chiama amore?”, “Perché non mi dice cose carine?”, “Perché non mi considera come vorrei?”
Domande che ad un certo punto hanno cominciato a farsi sentire più del dovuto, fino a trasformarsi in una vera e propria ossessione.
Proprio di questo parleremo e di come provare ad affrontare la situazione.
Indice contenuti
E’ realmente amore?
Spesso capita proprio questo: stiamo con qualcuno, ma non ci sentiamo amati, considerati o apprezzati.
E’ così che cominciamo ad arrivare varie domande inutili, perché create dalle nostre ansie e dubbi rivolti proprio al partner, finendo per amarlo in modo ossessivo.
Amare ossessivamente, però, significa non amare. In questi casi, infatti, siamo in presenza di qualcosa che noi chiamiamo amore, ma che in realtà rappresenta qualcos’altro.
L’amore non è forse un sentimento che implica la presenza di due partner che danno e ricevono in modo equilibrato?
Due partner che si rispettano, si ascoltano e certamente non cercano l’altra metà per completarsi, perché si sentono completi senza avere qualcuno accanto.
In amore l’altro semmai è un valore aggiunto e non il pezzo mancante che deve completarci.
La questione cambia quando l’altro viene considerato come il proprio salvatore, come qualcuno senza il quale non potremmo vivere e dal quale pretendiamo attenzioni continue e continue manifestazioni d’amore.
In questi casi siamo in presenza di un’ossessione, precisamente in un rapporto di dipendenza affettiva.
Dipendenza affettiva: una patologia diffusa
La dipendenza affettiva è una vera e propria patologia caratterizzata dall’assenza di reciprocità e amore.
Per insufficienza di dati sperimentali, la dipendenza affettiva non rientra tra i disturbi mentali diagnosticati nel DSM-5, il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali. (American Psychiatric Association, 2013).
Ma come tutte le altre dipendenze, si manifesta con precisi sintomi e comportamenti.
In un rapporto di dipendenza affettiva:
- uno dei due partner vede nell’altro l’unica ragione per vivere e per allontanare quelle che sono le proprie insicurezze e paure.
- le persone si legano a chi non è in grado di ricambiare e a chi preferisce scappare invece di restare. Non stupiamoci dunque, se un dipendente affettivo spesso si lega ad un narcisista.
- da una parte abbiamo chi si nutre dell’amore dell’altro (Narcisista) e dall’altro parte chi è disposto a far di tutto per aver l’altro accanto (eccessivamente empatico), anche assecondandolo, pur di avere un po’ d’amore. (Approfondisci il rapporto di coppia on/off)
In questi casi si può provare un vero e proprio amore ossessivo.
Essere ossessionati dal proprio partner significa dunque non riuscire a trovare pace senza lui, dipendere esclusivamente da lui, poiché alla base c’è una bassa capacità di auto-efficacia e una bassa autostima.
Ed è proprio questo il punto centrale: la propria autostima che in questi casi dipende da ciò che si riceve dall’altro, in termini di attenzioni.
Non si guarda alle proprie capacità personali e alle proprie risorse, ma a quello che l’altro è in grado di darci perché è in base a quello che valutiamo noi stessi.
L’altro è indispensabile, o meglio, lo diventa proprio perché si è vittime di queste dinamiche.
Non stupiamoci dunque se ogni possibile allontanamento viene vissuto come una minacci che genera angoscia.
E’ come se si avesse bisogno di qualcun altro per rimanere in piedi e nel momento in cui l’altro sembra sfuggirci, ci sentiamo smarriti e abbandonati.
Ecco che a questo punto possono prendere vita domande quali: “perché non mi chiama amore? Non mi ama? Mi lascerà?”
Il legame con l’altro viene così vissuto in termini di ossessione e come riempimento di quelli che sono i propri vuoti a livello affettivo, l’amore che tanto chiamiamo tale arriva ad essere una vera prigione di dolore.
La presenza dell’altro più che essere una scelta, viene vissuta come una questione di vita o di morte: in assenza dell’altro ci si sente senza vita e tutto questo può essere associato alla paura di essere abbandonati.
L’amore ossessivo nella dipendenza affettiva: come si manifesta?
L’amore ossessivo dunque può essere spiegato in termini di abbandono, precisamente in termini di paura dell’abbandono.
Tutto questo può portare a sperimentare sentimenti di rabbia, gelosia eccessiva agita attraverso un vero e proprio controllo di quello che l’altro fa nella vita online e offline.
Si arrivano a controllare le varie attività sui social, i messaggi, i sui movimenti.
Quando invece l’altro non c’è, si arrivano a sperimentare dei veri e propri sintomi di astinenza, d’altronde parliamo di dipendenza.
Tra le altre domande che una persona ossessionata arriva a porsi abbiamo “se trova una persona migliore di me, cosa farò?”
Ecco, questa frase composta da poche parole, riesce a far capire quanta ossessione si possa nascondere dietro quello che comunemente viene chiamato amore ossessivo.
Tra gli altri sintomi che ci indicano se siamo in presenza di una dipendenza affettiva abbiamo:
- mancanza di interesse per sé e per la propria vita;
- devozione estrema per la persona che si ama;
- incapacità di tollerare la solitudine;
- assenza totale di confini con il partner;
- paura di essere se stessi;
- senso di colpa e rabbia.
Ma una domanda sorge spontanea a questo punto: perché si arrivano a pensare queste cose? Perché una persona arriva a farsi determinate domande? Perché una persona arriva a sperimentare questi sintomi?
Cause della dipendenza affettiva
Quando si sente di non meritare l’amore
Alla base di tutto questo c’è sicuramente un rapporto “povero d’amore” vissuto nella propria infanzia con i propri genitori.
Quando parlo di “rapporto povero d’amore” mi riferisco ad un legame vissuto con le proprie figure di attaccamento che non ci ha permesso di sentirci degni d’amore, in quanto ci ha trasmesso poco amore e attenzioni.
Nella testa del bambino può scattare questa modalità di pensiero: “Se non mi amano i miei genitori, significa che non sono degno di essere amato. E allora perché qualcun altro dovrebbe amarmi?”
Queste sono domande che spesso ci si continua a fare anche da adulti, nel rapporto con il proprio partner, finisce per diventare: “Perché non mi chiama amore? Mi ama? Mi lascerà?”
Tutte domande queste che mettono in rilievo un forte senso d’inadeguatezza.
Il ruolo dei genitori carenti
Il dipendente affettivo è stato dunque un bambino che non si è sentito amato da chi avrebbe dovuto farlo.
Secondo Bieber e Bieber, le persone affette da dipendenza affettiva non hanno avuto con la propria figura paterna un rapporto di scambio amorevole e ciò ha generato un’immaturità psico-affettiva.
Un padre che non riesce a ricoprire il suo ruolo, secondo alcuni studiosi, non permette al figlio una facile identificazione.
Anche una figura materna iperprotettiva può avere delle ripercussioni in questo senso.
Questo, a lungo andare, può creare delle modalità di pensiero disfunzionali che ci fanno credere di non essere all’altezza dell’altro e non meritevoli d’amore.
Per questo spesso questi soggetti si fanno in quattro per ricevere amore, come se dovessero guadagnarselo, proprio perché sono arrivati a credere di non meritare amore solo per il fatto di essere come sono.
Questa modalità di pensiero e di comportamento alla fine viene agita nel rapporto con gli altri e nello specifico con il proprio partner che spesso, come abbiamo visto, non è disponibile a livello affettivo.
Secondo Alice Miller, alla base di tale scelta c’è una “speranza distruttiva”: è come se attraverso il partner, si cercasse, simbolicamente, di trasformare il genitore che si è avuto in un genitore amorevole.
In un certo senso il dipendente affettivo sceglie un partner poco o scarsamente disponibile a livello emotivo, (ma che si è mostrato inizialmente amorevole) nella speranza che questo partner possa mostrare cosa sia davvero l’amore. Questo al fine di riuscire a cancellare, in modo simbolico, le umiliazioni subite nell’ infanzia.
Come fronteggiare l’amore ossessivo in un rapporto?
A questo punto è doveroso porsi una domanda: cosa si può far in questi casi?
Lavora sulla consapevolezza
Sicuramente bisogna riconoscere la propria dipendenza affettiva e in un certo senso prendere consapevolezza della propria problematica.
Insomma se vivi un rapporto caratterizzato dalle dinamiche individuate poc’anzi, fermati a riflettere e chiediti: ma è davvero amore o è solo ossessione?
A volte è fondamentale separarsi e allontanarsi da questi rapporti malati e cercare la sicurezza che non trovi fuori, dentro di te.
Non puoi certo pensare di trovarla nel rapporto con l’altro.
Fatti del bene
Lavora sulla tua autostima.
Chi ha una bassa considerazione di sé, cerca l’approvazione negli altri, cerca di piacere agli altri e in un rapporto d’amore cerca di compiacere l’altro, fino a nutrire delle vere e proprie ossessioni.
Per lavorare sulla propria autostima bisognerebbe portare l’attenzione verso se stessi, verso quella parte di noi che presenta ancora delle ferite che probabilmente hanno bisogno di essere curate e guarite.
Solo tu puoi farlo, facendoti del bene, credendo in te: fai quello che ti piace, dai spazio ai tuoi hobbies, interessi, riconosci i tuoi veri bisogni.
Guardati secondo un’altra prospettiva: non sei quell* che credi di essere.
Non hai bisogno di essere salvat* da qualcuno.
Impara a considerarti capace, in grado di fare della tua vita quello che desideri davvero fare, con la tua forza, con le tue mani.
Sicuramente dirlo è più semplice che farlo, ma se non fai il primo passo verso di te, resterai ferm*, lì allo stesso punto.
Continuerai a nutrire un amore ossessivo per l’altro necessario per amare te stess*.
Chiedi aiuto
Non riesci a fare questo salto? Il tuo rapporto ti causa solo tanta sofferenza fino a sperimentare disturbi del sonno, tanta sofferenza e infelicità?
Forse è arrivato il momento di chiedere aiuto ad un professionista, per riuscire a mettere fine al rapporto disfunzionale che hai con te e con gli altri.
Grazie ad una psicoterapia riuscirai a comprendere che c’è davvero qualcosa che ti sfugge e che il vero lavoro va fatto a partire da te.
In questo modo potrai prendere piena consapevolezza del tuo problema e riuscire a definire degli obiettivi da raggiungere e per riuscire ad amare davvero e non in modo disfunzionale ed ossessivo.
Potrai finalmente riconquistare la stima di te, quel senso di sicurezza che ora ti manca, riuscirai ad avere chiari i confini tra te e gli altri, fino a raggiungere un benessere emotivo che ti meriti.
Inizia ad amare te stess*: solo così potrai circondarti di VERO amore.
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