Arto fantasma, terapia psicologica e neurologica
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27 Ottobre 2015Negli ultimi anni osservo sempre più spesso, nella pratica clinica, come il “cattivo” utilizzo delle nuove tecnologie può contribuire a creare un problema nuovo o ad aggravare situazioni già problematiche, andando a creare un ulteriore disagio.
Premetto che sono un appassionato di nuove tecnologie e che questa passione mi ha spinto a sviluppare diversi progetti che le includono (es. Servizio Italiano di Psicologia Online, app per iPhone, etc.).
In questa sede, però, vorrei soffermarmi sulle conseguenze legate al cattivo uso.
Vi siete mai trovati ad esempio nella situazione di lasciarvi con il vostro partner e di non riuscire a causa del continuo controllo, più volte al giorno, del suo profilo sui social network? O ancora, vi capita, quando non vi sentite bene, di andare su internet alla ricerca di risposte o di una diagnosi certa? E vi è mai capitato di iniziare a chattare di nascosto, solo per il semplice gusto di farlo e di esser stati scoperti, rischiando di mandare all’area la vostra relazione?
Questi sono alcuni esempi di come le nuove tecnologie possono influenzare negativamente sull’elaborazione o risoluzione di un problema.
Di seguito un elenco, non esaustivo, di casi in cui i nuovi media possono trasformarsi in qualcosa di nocivo.
Indice contenuti
Disagi causati dalla tecnologia
Tradimenti virtuali
Non è un caso che le nuove tecnologie come Facebook e ancor di più i siti di ricerca online, – se n’è parlato in diverse circostanze – portino alla creazione di “nuove relazioni” favorendo il processo di tradimento che ad oggi avviene frequentemente online, quindi potenzialmente in qualsiasi luogo, anche a casa e spesso per una durata maggiore. C’è da dire che queste relazioni spesso rimangono solo a livello virtuale, quanto basta per avere un effetto catastrofico sulla relazione di coppia, che in pochi attimi viene messa in crisi, nel momento in cui lui o lei si fanno quasi volontariamente scoprire.
Come intervenire? All’interno della coppia, è fondamentale curare l’aspetto del dialogo, spesso infatti, ci si chiude in se stessi e si trova la soluzione fuori dalla coppia. Al contempo è importante non dare l’altro per scontato, perché è proprio questo che, insieme alla fiducia cieca, fa si che si crei una fuga verso l’esterno. Se poi alla fine si verifica comunque un tradimento, non resta che rimboccarsi le maniche e capire se provare a costruire qualcosa di nuovo o se scegliere di interrompere la relazione, spesso chiedendo aiuto ad un professionista. A tal proposito ho scritto un articolo che affronta proprio il tema, in cui fornisco alcuni suggerimenti pratici su cosa fare quando si viene traditi.
Separazioni interminabili e controlli esasperati
Sempre Facebook, come anche WhatsApp, oggi rappresentano uno strumento di forte controllo dell’altro. Con il primo è possibile monitorare per minuti e a volte ore il profilo dell’altro, per capire come passa le sue giornate, con chi, con che umore.
Con il secondo, invece posso sapere quando si connette online, se riceve o meno i miei messaggi, se li ha letti e di conseguenza ipotizzare se sceglie di non rispondere.
Come si può immaginare, in questo caso i social innescano da un lato un circolo vizioso, dove spesso si crea un controllo maniacale di cui a volte non si riesce a fare a meno e dall’altro ostacolano il processo di separazione e di elaborazione della fine di una relazione, perpetuando le sensazioni di dolore.
Come intervenire? In questi casi, l’ideale sarebbe eliminare il contatto dell’altro, ma quando ciò diventa difficile da fare, può essere utile provare a darsi dei tempi precisi entro i quali esercitare il controllo (es. tre volte al giorno per 5 minuti) e via via, provare a dilazionare questi tempi.
Cybercondria (wiki, forum e google)
Come lascia intendere il titolo, è una derivazione dell’ipocondria, o meglio la conseguenza di una ‘tentata soluzione’ che porta a peggiorarne i sintomi del’ipocondria, aggiungendone di nuovi. In questi casi, infatti, la persona cerca informazioni sul web spinta dalla credenza di poter risolvere i problemi da sola. Capita così che finisce per passare molto tempo della propria giornata cercando di mettere assieme i diversi pareri per fare un’autodiagnosi, con l’effetto che l’ansia aumenta piuttosto che ridursi.
Come intervenire? Anche qui, una strategia efficace, piuttosto che controllare la forte pulsione a farlo, consiste nel provare a darsi dei tempi prestabiliti durante l’arco della giornata entro i quali concedersi le proprie ricerche (es. tre/quattro volte al giorno per 10 minuti).
Richieste di aiuto virtuale
Si sta diffondendo la tendenza, specialmente su alcuni forum e gruppi Facebook, a chiedere consigli alle mamme su come curare il proprio figlio, inserendo foto o descrivendo il caso. E’ la “Community che si cura da sé”. Purtroppo però, non sempre le informazioni online sono fonte di conoscenza veritiera e verificabile e l’effetto di ciò è che spesso si ricorre a farmaci o a comportamenti che mettono a rischio maggiore i figli. In questi casi viene meno il pensiero che una valutazione debba essere svolta da un professionista della salute.
Come comportarsi? Il consiglio è banale, ma non per questo scontato. E’ utile infatti tenere a mente che se esistono delle professioni sanitarie ci sarà un motivo. Basarsi sull’esperienza di altri vuol dire aumentare il rischio di una cattiva diagnosi, con conseguenze che possono risultare altamente negative per la propria salute e per quella dei propri figli. Quindi va bene documentarsi, ma sentire sempre, il parere di un professionista.
Cyberstalking (o molestia virtuale)
Il cyberstalking, fa riferimento a quelle azioni reiterate, spesso da parte di conoscenti o familiari, che si svolgono online, con l’intento di molestare una persona e di crearle paura. Avviene per mezzo di email, sms, telefonate attraverso false accuse, monitoraggio, minacce, furto di identità e distruzione o manipolazione di dati. Il cyberstalking include anche lo sfruttamento di minori, a fini sessuali o di altro genere e se è associato allo stalking reale, rischia di mettere in serio pericolo fisico la vittima.
Come comportarsi? E’ importante configurare bene le impostazioni della privacy e della sicurezza, evitando così che le informazioni personali, messaggi e foto possano essere visualizzate da persone poco fidate. Ancora è utile creare delle password (da cambiare frequentemente) su pc, tablet e cellulari (specialmente per i figli) ed evitare di condividere le proprie password con altri, e ancora rimuovere qualsiasi dato personale o non appropriato reso pubblico sui social e in generale su internet.
Dipendenza online: quando il piacere diventa tossico
Le dipendenze online, definite da P. Giovannelli come “dipendenze senza corpo”, non sono strettamente legate all’utilizzo di droghe e alcol, quanto piuttosto a comportamenti reiterati che si trasformano in automatismi. Le più diffuse sono quelle da videogame, sesso virtuale, cellulare, gioco d’azzardo online, social network, shopping online, overloading information che generano esperienze di intenso piacere, di cui nel tempo si arriva a non poterne fare più a meno. Spesso nascono da un sentimento di forte noia o dalla ricerca di vie di fuga da condizioni di dolore, ansia o di altri stati emotivi negativi.
Come comportarsi? Diventa fondamentale in questi casi fermarsi e riflettere su quali piaceri (es. sport, uscite con amici, gite o viaggi, passeggiate, etc.) potrebbero sostituire quello attualmente in essere, se all’improvviso non fosse più accessibile. Quindi provare a praticare i piaceri alternativi, in modo da non sentire il bisogno di accedere ai piaceri “tossici”. E’ utile anche provare a scrivere, nel momento in cui si sente il bisogno impellente di farne uso, quali sensazioni/emozioni si stanno provando, con l’intento di prendere consapevolezza dei “driver” che spingono all’azione.
In base tua esperienza, quali altri comportamenti aggiungeresti a questa lista che denota un cattivo uso delle nuove tecnologie?
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