Psicologia Ambientale: Benessere al naturale
26 Settembre 2012Lo psicologo online
2 Ottobre 2012Chi non ha mai letto un oroscopo in vita sua alzi la mano. Ben pochi credo. Sia che ci crediamo o no, tutti noi siamo stati tentati almeno una volta a dare retta a forme di pensiero magico e superstizioso. Sia che si tratti di farsi leggere la mano, evitare di passare sotto ad una scala o non uscire di casa venerdì 17, ognuno di noi ha qualche piccolo rituale a cui non riesce proprio a rinunciare. È curioso, però, se si pensa alla evidente contraddizione con l’attuale periodo storico, caratterizzato dalle grandi conquiste dell’indagine razionale e scientifica con cui spieghiamo la realtà.
La credenza in queste forme magiche e di superstizione si basa su una forma di pensiero definito pre-logico. Nei suoi studi sullo sviluppo cognitivo, Piaget (1926) ritrova il pensiero magico nello stadio preoperatorio, per cui i bambini costruiscono la realtà basandosi su credenze, quali l’animismo, il realismo e la partecipazione magica. In particolare, l’animismo si configura come la tendenza dei bambini ad attribuire un’anima, al pari degli esseri viventi, a tutti gli oggetti, animati e non; il realismo, invece, consiste nella scarsa distinzione tra realtà esterna e quella interna, mentre la partecipazione magica riguarda la credenza per cui, compiendo un particolare gesto, si influenzerà il verificarsi di un evento. In questa fase, dunque, non sono ancora strutturati i principi di causalità come vengono intesi dal pensiero razionale, ma si basano su rapporti diversi, come quello di somiglianza e contiguità.
Esistono numerose teorie atte a spiegare il pensiero magico. Ad esempio, per i socio cognitivisti, questa forma di pensiero è imputabile a una carenza nei processi logici, dovute all’immaturità delle strutture cognitive tipiche dei bambini e dei popoli primitivi. Non è della stessa posizione Moscovici (1997), secondo il quale il pensiero dei primitivi è dovuto a una diversa cultura globale all’interno della quale sono inseriti: nei popoli primitivi non esistono, ad esempio, delle polarità che noi riteniamo fondanti il nostro pensiero, come quella tra materiale e spirituale.
Indice contenuti
Pensiero magico e superstizione
Come spiegarli nell’epoca attuale
Come possiamo vedere nella quotidianità, il pensiero pre-logico sopravvive in ognuno di noi, anche se, nella maggioranza dei casi, tende a prevalere il pensiero razionale. Esso è una costante che permane accanto al pensiero logico, rappresentando una parte fondamentale dell’adattamento alla realtà e del pensiero creativo e scientifico. Una caratteristica tipica del pensiero magico, che permette di non abbandonare certi rituali e certe credenze è, sicuramente, l’impermeabilità all’esperienza. Anche se non si verifica nulla di ciò che è stato predetto, le persone in cui la mente segue prevalentemente una modalità di ragionamento magico non tentano di spiegare l’insuccesso, anzi: esse ricercano delle giustificazioni per dare peso alle loro credenze iniziali. Non sempre, però, il pensiero magico sembra sbagliare: a volte capita che succede qualche sfortuna dopo essere passati sotto a una scala o che si avvera ciò che leggiamo nell’oroscopo.
Profezie ed Effetto Pigmalione
Come è possibile, dunque? Gli psicologi spiegano questo fenomeno come “profezia che si autoavvera”, altrimenti detta “profezia che si autoadempie”. Questo concetto, introdotto per la prima volta da Robert K. Merton nel 1948, descrive “una supposizione o una profezia che, per il solo fatto di essere pronunciata, fa realizzare l’avvenimento presunto, aspettato o predetto, confermando in tal modo la propria verdicità”. E’ una credenza, dunque, che, anche se originariamente falsa, solo per il fatto di essere creduta, porta a mettere in atto un comportamento che la fa avverare. Prendiamo il caso di presunti maghi e fattucchiere: le loro premonizioni possono facilmente verificarsi perché, solo per il fatto di essere state pronunciate da persone da noi considerate autorevoli e attendibili, ci portano a mettere in atto dei comportamenti che provocheranno la realizzazione delle loro predizioni. L’aspetto interessante è che la profezia che si autoavvera vale anche per le previsioni positive; se l’oroscopo recita che oggi incontrerai delle persone interessanti, molto probabilmente ciò accadrà veramente: se non altro perché ti mostrerai più disponibile alle relazioni, presterai più attenzione alle persone che incontrerai per la tua strada e così via.
Emblematico l’Effetto Pigmalione rilevato da Roshental nel 1974, durante le sue ricerche sui bambini e le loro insegnanti. A volte, invece, il pensiero magico porta alla messa in atto di particolari azioni, che il soggetto non riesce a fare a meno di compiere. Si tratta di atti ossessivo-compulsivi di tipo propiziatorio: una forma di pensiero magico strettamente connesso a superstizioni, credi fatalistici religiosi o fiducia in poteri sovrannaturali. Questi atti, data l’obbligatorietà del soggetto a praticarli, prendono il nome di rituali. Con il tempo, le soluzioni che il soggetto mette in atto diventano patologiche, dando vita a un circolo che si autoalimenta: i rituali e le tattiche di evitamento confermano il pensiero magico, e, di conseguenza, vengono incrementati.
Porre un freno a questo circolo vizioso
Prima di tutto occorre premettere che gli atti compulsivi non sono illogici, ma, al contrario, seguono una logica diversa, non ordinaria. È inutile, quindi, cercare di spiegare razionalmente che questi comportamenti non devono essere messi in atto: occorre, invece, seguire la logica sottostante i rituali ossessivo-compulsivi e, attraverso l’ausilio di un contro rituale, cercare di eliminarli. Ad esempio, quando si devono ripetere particolari riti propiziatori, ci si può imporre di metterne in atto alcuni dello stesso tipo del rito originario, ma più complessi e, dunque, più efficaci. Allo stesso modo, può essere utile aspettare cinque minuti prima di mettere in atto il comportamento compulsivo: dopo questo tempo, il soggetto è libero di mettere in atto o meno il rituale, secondo le modalità che preferisce.
In conclusione, il pensiero magico non riguarda solo i bambini, come sosteneva Piaget: è una caratteristica di tutti gli adulti, indipendentemente dall’istruzione e dal livello culturale. Esso permette un buon adattamento all’ambiente e, spesso, si rileva la spinta per le più grandi creazioni artistiche e le scoperte scientifiche. Ciò che è importante è che esso non diventi l’unica forma di pensiero che guida l’uomo: quando il pensiero logico razionale viene sopraffatto da quello ritualistico e superstizioso, possono nascere difficoltà e disagi, fino ad arrivare allo sviluppo di vere e proprie patologie. E’ opportuno, dunque, quando certi comportamenti diventano eccessivi e compromettono la vita del soggetto, rivolgersi a un professionista che, attraverso un percorso mirato, possa aiutare la persona a risolvere il proprio problema.
Approfondimenti
- Merton, R.K. La profezia che si autoavvera, in Teoria e Struttura Sociale, vol. II. Il Mulino, Bologna, 1971.
- Moscovici S. (1997), La mentalità prelogica dei popoli primitivi e la mentalità prelogica dei popoli civilizzati, in La relazione con l’altro, a cura di S. Moscovici, Milano, Cortina, 253-282.
- Piaget J., La rappresentazione del mondo nel fanciullo, Torino, Boringhieri, 1926.
- Roshental R., (1974), L’effetto Pigmalione, in Psicologia contemporanea, 3, 1974, 24-29.
- Portelli C., Terapia breve strategica avanzata per disturbi ossessivo-compulsivi, 2004.
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