
Parafilie: cosa sono e come gestirle senza vergogna
7 Marzo 2025L’eco del rifiuto femminile: sulle tracce della solitudine involontaria.
Chi sono gli incel?
Il termine incel, coniato verso la fine degli anni ’90 in Nord America, deriva da una contrazione dell’espressione inglese “involuntary celibate”. Si tratta di una sottocultura, che opera principalmente online, formata principalmente da uomini accomunati dalla propria percepita incapacità di avere relazioni sessuali o romantiche. A farne parte sono individui che, pur desiderandolo, o avendolo desiderato, non riescono ad instaurare relazioni affettive o sessuali con le donne finendo dunque per covare sentimenti di frustrazione o rivalsa mista a rabbia.
L’ideologia incel: tra rabbia sociale e misoginia
I temi principali di questa ideologia si concentrano sulla critica alla figura della donna e alla società, vista come ingiusta per il presunto privilegio che attribuisce al femminile e per la percepita discriminazione che le donne eserciterebbero nei confronti degli uomini. Questa sofferenza psicologica finisce talvolta nello sfociare in atteggiamenti misogini, oggettificanti, auto-vittimistici e misantropi arrivando a volte anche a preoccupanti episodi di violenza che hanno trovato spazio nelle pagine di cronaca nera.
La piramide sociale vista da un incel
Per rendere chiara questa idea, la comunità incel ha pensato dei profili prototipici, a cui ha attribuito dei nomi entrati a far parte del gergo comune utilizzato sulle piattaforme online. Nella gerarchia piramidale troviamo nell’ordine:
- i “Chad” ossia uomini ritenuti attraenti dagli standard societari, appartenenti a una minoranza della popolazione maschile che finirebbero per monopolizzare tutta la sfera di possibilità romantiche e sessuali tra uomo e donna.
- le “Stacy”, l’equivalente femminile dei chad, donne particolarmente attraenti, dallo sguardo magnetico e particolarmente selettive agli occhi degli incel.
- le “Becky” si trovano scendendo appena di un gradino nella gerarchia, rappresentano la figura di una donna mediamente piacente ma non al livello delle Stacy.
- i “Beta” o “Normie” sono il corrispettivo maschile delle Becky, non avrebbero la stessa facilità dei Chad a trovare partner sessuali e romantici ma, col tempo e con fortuna, riuscirebbero a farlo.
Alla base della piramide ci sono dunque gli incel, vittime di una società ingiusta, discriminati per la propria genetica sfavorevole e condannati all’eterna solitudine.
Viaggio nella mente degli incel
Il profilo dell’incel
Se si volesse provare a tracciare l’identikit dell’incel prototipico si finirebbe per delineare il profilo di un maschio, bianco, eterosessuale che non ha mai avuto rapporti sessuali. L’entrata in questa condizione si ha in adolescenza definendosi progressivamente più stabilmente tra i 20 e i 30 anni. Questa sottocultura, nata nel contesto socio culturale americano, ha preso col tempo piede anche in Europa arrivando dunque anche in Italia. Internet, con i suoi numerosi forum e piattaforme, ha sicuramente contribuito in modo decisivo alla diffusione di questa ideologia, diventando il principale strumento di trasmissione e il luogo in cui si sono sviluppate sotto-teorie complementari, norme di gruppo e il linguaggio distintivo che la contraddistingue. Le stime attuali, per quanto imprecise, parlano di centinaia di migliaia di “membri” appartenenti a questa comunità.
Disturbi e problematiche associate
Negli ultimi anni tuttavia la ricerca si è attivata gradualmente per mettere luce su questa tematica, cercando di approfondire meglio il profilo degli incel e la tipologia di disagio manifestato. In un recente sondaggio condotto sugli incel è stata evidenziata un’alta presenza di sintomi correlati a disturbi depressivi (64%) e ansiosi (60%), nonché un marcato rischio di ideazione suicidaria (48%) e una modesta correlazione con i sintomi del disturbo post traumatico da stress (28%). Lo studio ha anche rimarcato un discreto legame con sintomi del disturbo dello spettro autistico (25%) e comportamenti autolesivi (33.5%) (Speckhard, 2022). Secondo alcuni autori ci sarebbe anche una possibile correlazione con il disturbo da dismorfismo corporeo ma attualmente non ci sono studi ufficiali che abbiano già validato questa ipotesi in maniera sistemica. Sebbene questi dati sembrino essere meno marcati se si prendono in considerazione le diagnosi effettive fatte da professionisti, appare chiaro che la sofferenza lamentata da questa fetta della popolazione è reale. Lo studio riporta anche un altro dato che merita di essere considerato, ossia che più della metà degli incel che è stata in terapia (64,3%) non la vede come una risorsa utile per affrontare il problema, rimarcando l’atteggiamento generale negativo che la comunità incel ha sempre avuto nei confronti della psicoterapia.
Inoltre, secondo un altro studio (Fontanesi et al., 2024), la condizione di incel è spesso associata ad attaccamento insicuro e alla paranoia, fattori questi che influenzano la sensazione di isolamento sociale, bassa autostima e senso di fallimento.
Sempre secondo gli autori dello studio, nell’ambito della prevenzione scolastica, sarebbe cruciale perseguire due obiettivi principali: da un lato, implementare programmi di educazione sessuale efficaci che promuovano la consapevolezza sulla parità di genere, il rispetto dei diritti sessuali e il consenso, dall’altro, offrire la possibilità di confrontarsi con un professionista della salute mentale in un ambiente sicuro, che favorisca l’espressione emotiva delle difficoltà relazionali. Questo potrebbe aiutare i giovani uomini a gestire le loro fragilità, contribuendo così a prevenire l’autolesionismo e l’ideazione suicidaria.
Origini del fenomeno incel
Oltre la violenza: il reale disagio degli incel
Quello che è stato un fenomeno sottovalutato per molto tempo, è arrivato all’attenzione di molti a seguito del famoso massacro di Isla Vista avvenuto nel 2014 nel quale un giovane incel si trovò protagonista di un efferato attacco terroristico. Da quel momento l’attenzione pubblica ha cominciato a mettere gli occhi su questo fenomeno, con il limite però di focalizzarsi solamente sulle derive violente che ha saputo assumere e spesso trascurando la reale sofferenza psicologica che porta con sé per molti uomini, giovani e non.
La teoria Redpill: quando la pillola rossa distorce la realtà
Molti incel seguono quella che è conosciuta come la teoria “Redpill”, ispirata alla famosa pillola rossa del film Matrix, secondo cui esisterebbero precise dinamiche tra uomo e donna che penalizzerebbero una grande fetta di uomini, ovvero quelli considerati poco attraenti secondo gli standard sociali, quelli con un’altezza sotto la media e quelli caratterizzati da un basso status socio-economico.
La teoria LMS: i 3 fattori del successo
Un’altra teoria caratterizzante questa ideologia è quella LMS (look-money-status) secondo la quale il successo in campo relazionale e romantico sarebbe determinato esclusivamente da tre fattori: la bellezza fisica (quantificabile in una scala che va 1 a 10), il lato economico e lo status sociale. Questa teoria lascia dunque poco spazio all’importanza di fattori quali le capacità relazionali, l’affinità mentale e la connessione emotiva che può avvenire tra uomo e donna. In base alla media di questi tre fattori si vanno quindi a delineare le possibilità di successo.
Il ruolo dei gruppi e dei forum online
Ragazzo preoccupato con telefonino
Questi individui, come anticipato in precedenza, lasciati nella loro solitudine, finiscono spesso per radunarsi in gruppi e forum online che non sempre si rivelano supportivi, ma che anzi, talvolta finiscono per demonizzare e condannare i tentativi degli utenti di uscire dalla loro condizione.
Il motivo principale per il quale gli incel decidono di aderire a questi gruppi nasconde infatti spesso una forte contraddizione. Da un lato infatti, gli utenti ricercano questi gruppi per sentirsi parte di una comunità, che permetta loro di condividere la loro esperienza di isolamento e frustrazione divenendo il contenitore dei loro vissuti non comunicati e inespressi; dall’altro tuttavia, la comunità creata diviene anche il ricettacolo della loro rabbia, maturata per il profondo senso di ingiustizia vissuto, creando simultaneamente sia un senso di appartenenza sia un desiderio di distruzione, ambivalenza questa che collide irrimediabilmente con le possibilità di un sostegno reciproco.
In definitiva, contribuendo a instillare questo senso di “hopelessness” questi gruppi si dimostrano a volte un primo passaggio verso la partecipazione a gruppi assai più estremi e pericolosi come quelli pro-suicidio.
Ricerca e psicoterapia
Alla luce di questi dati sembra dunque importante orientarsi verso una migliore comprensione del fenomeno in modo da sviluppare una migliore efficacia della clinica.
Alcuni autori hanno provato a chiarire possibili strategie nel trattamento sottolineando l’importanza della ristrutturazione delle credenze (soprattutto riferita all’immagine della donna) e una comprensione empatica capace di validare e contenere l’esperienza di sofferenza (O’malley, 2020).
La terapia cognitivo-comportamentale sembra essere particolarmente indicata per trattare le difficoltà in questo genere di persone in quanto pone sotto esame un notevole numero di credenze disfunzionali legate ai comportamenti vittimistici e alla mancanza di speranza caratteristiche (Cottee, 2020, Maxwell, 2020).
Cominciare a fronteggiare il problema: spunti pratici
Nella strada verso la via di uscita è di fondamentale importanza il primo step: il riconoscimento del proprio problema. Ricorrenti sentimenti di solitudine e insoddisfazione nei confronti della propria vita affettiva e sessuale, che sfociano in pensieri misogini e un atteggiamento paranoide verso la società, devono fungere da campanello d’allarme. Allo stesso modo, una tendenza ad avere un comportamento eccessivamente difensivo e negazionista nei confronti del proprio disagio, con una tendenza a giustificarlo rifacendosi a macro-teorie sociali, può mettere in guardia da una possibile sofferenza più radicata celata. Nel momento in cui si avvertono queste tendenze è importante rivolgersi a un professionista della salute mentale che aiuti chi soffre di queste difficoltà a districare i nodi che questa condizione nasconde.
Cominciare ad affrontare il problema
In conclusione, l’obiettivo della clinica dovrebbe essere quello di accogliere la richiesta di aiuto di questi individui, facendo in modo che si sentano visti e validati nella loro sofferenza, spesso celata dietro una maschera di cinismo e nichilismo. È fondamentale prestare attenzione alle comorbidità frequenti, offrendo un supporto capace di contenere i vissuti di frustrazione, spesso non adeguatamente simbolizzati ed elaborati a causa della carenza di strumenti personali. Inoltre, appare necessario lavorare gradualmente sulla ristrutturazione delle credenze disfunzionali, considerando il significato che ciascuna di esse riveste per l’individuo, evitando però un confronto troppo diretto che potrebbe aggravare la ferita narcisistica e innalzare l’assetto difensivo e negazionista. Infine, è essenziale intervenire concretamente nello sviluppo di abilità sociali e comunicative. Nel fare ciò, è importante ricordare fin dall’inizio l’importanza della prevenzione e del riconoscimento di eventuali segnali che si manifestano già a partire dall’adolescenza.
Riferimenti
- Speckhard, A., & Ellenberg, M. (2022). Self-reported psychiatric disorder and perceived psychological symptom rates among involuntary celibates (incels) and their perceptions of mental health treatment. Behavioral Sciences of Terrorism and Political Aggression, 1–18. https://doi.org/10.1080/19434472.2022.2029933
- Broyd J, Boniface L, Parsons D, Murphy D, Hafferty JD. Incels, violence and mental disorder: a narrative review with recommendations for best practice in risk assessment and clinical intervention. BJPsych Advances. 2023;29(4):254-264. doi:10.1192/bja.2022.15
- https://www.istitutobeck.com/beck-news/fenomeno-incel-tra-dismorfofobia-autismo-e-abilismo?fbclid=IwY2xjawJGg95leHRuA2FlbQIxMQABHf8658QWTvt5bMGP7W9rA5Wgk-FaS3vKjaUGdvFPWPuA0MS0sUAsfoZXFw_aem_X7-Rip98xEewugdTPv_9HA
- https://www.istitutobeck.com/beck-news/fenomeno-incel-tra-dismorfofobia-autismo-e-abilismo-parte-ix
- Cottee, S. (2020). Incel (E)motives: Resentment, Shame and Revenge. Studies in Conflict & Terrorism, 44(2), 93–114. https://doi.org/10.1080/1057610X.2020.1822589
- O’Malley, R. L., Holt, K., & Holt, T. J. (2020). An Exploration of the Involuntary Celibate (Incel) Subculture Online. Journal of Interpersonal Violence, 37(7-8), NP4981-NP5008. https://doi.org/10.1177/0886260520959625 (Original work published 2022)
- Maxwell, D., Robinson, S.R., Williams, J.R. et al. “A Short Story of a Lonely Guy”: A Qualitative Thematic Analysis of Involuntary Celibacy Using Reddit. Sexuality & Culture 24, 1852–1874 (2020). https://doi.org/10.1007/s12119-020-09724-6
- Fontanesi, Lilybeth, Marchetti, Daniela, Cosi, Giulia, Limoncin, Erika, Jannini, Emmanuele A., Verrocchio, Maria Cristina, Ciocca, Giacomo, What Does It Take to Make an Incel: The Role of Paranoid Thinking, Depression, Anxiety, and Attachment Patterns, Depression and Anxiety, 2024, 5512878, 11 pages, 2024. https://doi.org/10.1155/2024/5512878
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