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2 Ottobre 2012Vi siete mai domandati perchè quando ci sentiamo stressati, la maggior parte di noi, cerca tranquillità e ristoro negli spazi verdi o nel contatto con la natura?
Se la domanda può essere banale, di certo non lo è la risposta: recentemente molti studi in Psicologia Ambientale, si sono occupati di individuare quali sono gli aspetti della natura autori del benessere fisico e mentale che genera su di noi.
Nell’articolo relativo all’estetica del paesaggio, ho menzionato come l’elemento naturale sia importante nel giudicare un ambiente “bello” piuttosto che “brutto”; fortunatamente le ricerche non si sono fermate quì ma sono andate in profondità dando origine a due teorie riconosciute ad oggi come le più accreditate nella sfera di indagine della Psicologia Ambientale: la teoria “evoluzionistica” e la teoria detta “Attention Restoration Theory“.
Indice contenuti
La Teoria Evoluzionistica
La teoria evoluzionistica si rifà all’importanza vitale che l’ambiente naturale aveva per i nostri antenati; a quell’epoca, infatti, i paesaggi ricchi di vegetazione erano associati a ricchezza di risorse e protezione.
Con questo proposito Marco Costa, avanza l’ipotesi della Savana, secondo la quale quest’ultima sarebbe il luogo naturale di maggiore preferenza per l’essere umano.
La savana, infatti, è un territorio caratterizzato da distese erbose, cespugli, alberi non fitti, fauna molto ricca e spazi relativamente aperti che portano a sviluppare spostamenti e uno stile di vita nomade (Orians e Heerwagen, 1992). Gli alberi radi, inoltre, permettono rifugio sia dal sole che dai predatori pur offrendo una vista a largo spettro sul territorio circostante. Per queste ragioni la savana è divenuta anche l’habitat preferito per altri primati come babbuini e scimpanzè ed è tuttora il tipo di paesaggio preferito per gli umani a scapito di foreste molto fitte o terreni nudi e desertici.
Attention Restoration Theory
Se da un lato il legame con la natura garantiva la sopravvivenza fisica dei nostri antenati, attualmente svolge un importante ruolo nel recupero del benessere psicologico minacciato da stress urbani come traffico, rumore e affollamento.
La richiesta di spazi verdi e di contatto con la natura nasce quindi in contrasto all’avanzare minaccioso della progettazione “compatta” che vede la massima giustapposizione di edifici e strade con spazi interstiziali limitati per l’inserimento del verde. Non a caso la quantità di spazi verdi è proporzionale al grado di soddisfazione abitativa dei residenti.
Tuttavia parlare solo di “riduzione dello stress” può sembrare troppo generico e di fatto lo è… perchè i nostri ricercatori hanno scoperto che tra i processi mentali che traggono maggior beneficio dall’esposizione alla natura c’è l’attenzione, e sarebbe proprio il recupero di questa attività cognitiva l’elemento principale di riduzione dello stress.
Con questa premessa possiamo introdurre l’Attention Restoration Theory a cura di Kaplan e Kaplan (1995). La teoria si basa proprio sull’assunto che se in un ambiente urbano è richiesta un’attenzione specifica e focalizzata su un compito che, quando prolungato, provoca affaticamento e decadimento delle prestazioni; in un ambiente naturale l’attenzione è diffusa sullo spazio circostante e non focalizzata, portando quindi a un’esperienza di rilassamento. Trovarsi in un ambiente naturale dà alle persone la sensazione di essere al di fuori dalla routine quotidiana.
L’esposizione ad ambienti naturali e la conseguente riduzione dello stress ha effetti benefici anche sulla salute fisica: Harting e colleghi (2003), ha osservato che camminare in un ambiente naturale o stare in una stanza con vista su un ambiente naturale porta ad una pressione arteriosa inferiore rispetto a camminare in un territorio urbano o il permanere in una stanza chiusa, senza vista sull’esterno.
Questi dati tuttavia sembrano non essere tenuti in considerazione dalla tendenza alla progettazione “compatta” che, se da un lato garantisce un maggior risparmio energetico, dall’altro è fonte di stress e problematiche di carattere sia fisico che mentale.
Una risposta alla questione sembra provenire dalla corrente della green urbanism, una tipologia di progettazione urbana in cui elementi di verde vengono aggiunti il più possibile pur mantenendo un elevato carattere di compattezza. Le soluzioni ideali sarebbero quelle di inserire micro-giardini sui tetti, creare cortili interni, piantare fiori e alberi lungo le strade e nei parcheggi.
Nonostante la validità degli studi menzionati sarebbe interessante sapere e discutere sulle sensazioni che ciascuno di noi prova stando in un ambiente naturale.
Bibliografia
- Baroni M.R (1998) Psicologia Ambientale
- Costa. M. (2010) Psicologia ambientale e architettonica, Come l’ambiente e l’architettura influenzano la mente e il comportamento. Franco Angeli, Milano.
- Harting et all (2003) Tracking restoration in natural and urban field settings. Journal of Environmental Psychology, 23, 109-123.
- Kaplan S.(1995).The ristorative benefits of nature: Towards an integrative frame work.Journal of Environmental Psychology, 15, 169-182.
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