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24 Settembre 2012Il Genogramma è stato proposto verso la fine degli anni ’70 da Bowen e viene utilizzato, in ambito terapeutico, soprattutto dall’approccio sistemico relazionale. Il genogramma, considerato uno strumento per ipotizzare il funzionamento mentale del paziente, è un diagramma in cui vengono rappresentati legami, eventi, separazioni all’interno della famiglia che comprende due o tre generazioni: in altri termini, rappresenta una mappa della rete emotiva-affettiva che ha caratterizzato lo sviluppo dell’individuo.
Tale rappresentazione è accompagnata dalle verbalizzazioni del soggetto rispetto alle relazioni tra i soggetti rappresentati, alla comunicazione tra essi, alle somiglianze o differenze, ai rituali che caratterizzano parti del sistema rappresentato o il sistema intero; a questo si aggiunge poi l’analisi degli elementi relazionali, emotivi e affettivi.
La rappresentazione commentata del genogramma è definito GENOSOCIOGRAMMA, in cui, attraverso frecce sociometriche, vengono messi in evidenza i diversi tipi di relazione del soggetto in rapporto al suo ambiente e ai legami tra i diversi personaggi: coazione, coabitazione, esclusioni e così via.
Da un punto di vista pratico, nella costruzione del genogramma è necessario considerare due elementi fondamentali:
- Le generazioni da rappresentare: si possono includere le generazioni che vengono considerate rilevanti in base al momento evolutivo dell’individuo in terapia, in base alle problematiche evidenziate e alle ipotesi formulate dal terapeuta.
- La conoscenza della propria storia familiare: è significativamente diverso che un’informazione non venga indicata perché il soggetto non ne è a conoscenza oppure perché non viene considerata un dato importante. Emerge quindi che i contenuti e la del genogramma dipendono da una molteplicità di elementi legati sia al cliente che al terapeuta. Si può affermare che, durante una seduta terapeutica avviene una co-costruzione nel contesto tra i soggetti presenti che porta ad un risultato finale non definibile a priori.
Andiamo a vedere ora quali sono gli elementi informativi del genogramma.
- nomi, soprannomi, posizione parentale di ogni soggetto rappresentato;
- date di nascita, di morte, eventuali gravi malattie, matrimoni, separazioni, divorzi, importanti “riti di passaggio”;
- luogo di residenza e date di “spostamenti” / trasferimenti significativi;
- frequenza dei contatti tra i soggetti;
- intensità e tipo di relazione tra gli individui indicati nel genogramma;
- rotture / separazioni emotive ed affettive;
- etnia, occupazione, livello socio-economico, appartenenze religiose o di altro genere (se significative);
- caratteristiche di salute e di personalità peculiari dei soggetti rappresentati.
La maggior parte di queste informazioni ha dei corrispettivi simboli convenzionali usati per rappresentare in forma grafica “sintetica” i dati della famiglia. Alcuni di questi simboli sono i seguenti:
Esempi di simboli per rappresentare i LEGAMI:
Infine, propongo un esempio di Genogramma costruito.
Indice contenuti
Il genogramma: strumento psicoterapeutico
Il genogramma è uno strumento che fa parte della “valigetta degli attrezzi” di ogni terapeuta relazionale e familiare in particolare.
Di primo acchito può sembrare un semplice albero genealogico, in realtà è un diagramma che permette di rappresentare graficamente le informazioni sulla famiglia di appartenenza, sui legami relazionali, emotivi ed affettivi tra i membri della famiglia, sui miti familiari, sugli eventi che la caratterizzano, attraverso l’analisi di due o tre generazioni. La creazione di un genogramma è sempre un’esperienza cognitivo-affettiva, da qui il suo grande valore clinico e terapeutico.
l disegno del genogramma è sempre accompagnato dalle verbalizzazioni di chi lo compila, che riporta aneddoti, descrive regole e valori familiari, le somiglianze o differenze tra i suoi membri e più in generale in tipo di comunicazione che circola. Il genogramma spesso è accompagnato da un’emotività esplosiva, fa emergere conflitti familiari, disagi, idee, ricordi.
Il genogramma può essere utilizzato sia come strumento diagnostico, che come intervento clinico vero e proprio. L’obiettivo principale dell’uso diagnostico è quello di raccogliere il maggior numero di informazioni sul cliente e sulla sua famiglia di appartenenza. E’ possibile recuperare non solo i dati che emergono dalla sua compilazione, ma attraverso l’osservazione del genogramma in costruzione, recuperare importanti informazione sul processo stesso che lascia ampia varietà di strutturazioni grafiche.
Come si utilizza il genogramma?
Osservando il processo, si può notare che, pur offrendo alle persone gli stessi strumenti: un foglio bianco e un pennarello, le soluzioni grafiche sono spesso molto differenti. Ad esempio alcune persone tendono ad occupare tutto il piano grafico, altre cercano di ampliarlo chiedendo ulteriori fogli, altri ancora si concentrano la propria storia in porzioni di foglio. E’ come se il foglio rappresentasse le possibilità che si dà l’individuo, così ci sarà chi sa godere della possibilità offertagli, chi si limita a sfruttarla in maniera ridotta, mostrando la propria inibizione, che invece non si accontenta e desidera ampliare le proprie possibilità di espressione.
Anche l’orientamento del foglio offre importanti informazioni. C’è chi lo utilizza, orientandolo per verticale, altri lo girano per orizzontale. Anche questo ci informa sullo spazio che si sceglie di dedicare alla storia generazionale. C’è chi preferisce avere spazio per descrivere diverse generazioni e quindi orienta il foglio verticalmente e chi invece mette il foglio per orizzontale perché è maggiormente concentrato sullo spazio intragenerazionale.
Interpretazione del genogramma
La dimensione del genogramma può essere studiata anche in relazione alla sua collocazione nello spazio del foglio. Alcune persone utilizzano in maniera parziale il piano grafico, preferendo la parte alta del foglio, in modo da enfatizzare la descrizioni delle famiglie d’origine. Altre prediligono la parte centrale, sottolineando la propria importanza soggettiva, rilevabile anche dalle dimensioni del proprio simbolo e dai legami con le altre persone. C’è chi si rappresenta in maniera enfatica con un simbolo molto più grande di quello fatto per gli altri e in posizione centrale, da cui si dipartono collegamenti con altre persone, come raggi da un sole. C’è chi si denomina con il pronome, chi con il nome, chi con nome e cognome. C’è chi dimentica i nomi di alcuni parenti o non ricorda date di nascita o di morte. Ci sono poi simboli i cui nomi vengono scritti immediatamente, altri che invece devono essere ricordati con un certo sforzo di memoria.
Ci sono produzioni lineari e ordinate, quasi maniacali e altre caotiche. Anche il tratto grafico è fonte di informazioni. Solitamente il tratto è qualcosa su cui il soggetto mette poca attenzione, poiché nasce dalla inconsapevole pressione della mano sul foglio.
Alcune persone hanno una pressione regolare sul foglio, altre tratteggiano in maniera appena accennata, altri ancora hanno un tratto così deciso che sembra quasi possa trapassare il foglio. Senza dilungarci in eccessivi esempi ed interpretazioni è indubbio che il genogramma permette di raccogliere in poco tempo molte informazioni sia sulla storia famigliare del paziente, sia sul suo modo di narrarsi, interrogarsi e fare interpretazioni.
Possibili utilizzi del genogramma in terapia
Oltre all’utilità diagnostica, il genogramma offre notevoli possibilità terapeutiche. Permette di creare un’immagine grafica dello svolgersi nel tempo dei legami fondamentali e consente di individuare in seconda battuta delle ridondanze, ossia degli eventi già sperimentati nella storia della famiglia. E’ qui che è opportuno che si inserisca il contributo del terapeuta, che può dirigere l’attenzione verso l’approfondimento di alcune parti, valutare se tralasciarne altre e alimentare il processo ipotetico-intuitivo.
La stesura del genogramma è un atto concreto che il terapeuta può adoperare per prendersi cura dell’altro, per ampliare la sua capacità autoriflessiva e gettare nuove prospettive sul passato.
Il genogramma permette di dare un significato nel “qui ed ora” a storie familiari e personali passate e abbracciare prospettive future alla luce degli spunti che emergono nel vedere quello che è successo “allora”.
Attraverso un’evidenza grafica i dati possono essere riorganizzati, possono essere connessi tra loro attraverso ipotesi, che apriranno alla conversazione terapeutica. Un genogramma realizzato con ascolto e rispetto, nutrito con domande, riflessioni e connessione tra dati, permette di evidenziare modelli di funzionamento significativi, genera nuovi racconti di vita, offrendo possibilità per ri-significare quanto vissuto e in questo modo di generare cambiamento. Grazie alla costruzione partecipata e alla conoscenza condivisa, il genogramma diventa una componente utile per mediare l’incontro terapeutico e creare “relazione” tra paziente e terapeuta.
Il genogramma può aiutare a riappropriarsi del proprio passato, soprattutto quando questo viene vissuto come debolezza, come qualcosa da cancellare o nascondere. Attraverso una nuova comprensione di ciò che è stato ereditato, è possibile riscrivere la propria storia individuale che necessariamente è connessa a quella di altri individui. Così, gettando una nuova luce sul passato, il genogramma diventa strumento per vivere in modo nuovo le relazioni presenti e avere una chiave di lettura per le situazioni che si incontreranno nel futuro.
Credo che il genogramma sia stato troppo spesso sottovalutato, considerato più che altro un diletto grafico, pur essendo un elemento estremamente delicato e prezioso, tanto da poter essere considerato di per sé strumento terapeutico. Lo pensi anche tu?
Approfondimenti
- Il genogramma come strumento grafico per ipotizzare il funzionamento mentale del paziente, Anna Maria Sorrentino.
- Aurilio, R., “Il genogramma nella pratica didattica”. In Galdo, G., De Crescenzo D. (a cura di), Gli apprendisti stregoni II,Ed. Cuen, Napoli, 1999.
- Bowen, M., Dalla famiglia all’individuo, a cura di Andolfi, M., De Nichilo, M., Astrolabio, Roma, 1979.
- Cirillo, S., Selvini, M., Sorrentino, A.M. (2002), La terapia familiare nei servizi psichiatrici, Raffaello Cortina, Milano.
- “La sindrome degli antenati”, A. Schtzenberger. Di Renzo Editore
SITOGRAFIA
- http://www.massimogiuliani.it/infosistemica/genogramma/genogramma.htm
- http://www.scuolamaraselvini.it/13/jdownloads/Materiali/Articoli/il_genogramma_come_strumento_grafico.pdf
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