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26 Settembre 2012Qual è il genere letterario e cinematografico che non conosce crisi? Sicuramente quello dell’orrore. La passione per il brivido accomuna tutti gli essere umani, dalla notte dei tempi. Se si pensa ai miti dell’antichità, passando per l’Inferno dantesco e i romanzi gotici, fino ad arrivare alle ultime pellicole horror, è possibile ritrovare un comune denominatore: il piacere per la paura.
La paura è un’emozione innata nell’uomo, funzionale alla sua stessa sopravvivenza. Essa si definisce come emozione negativa, al pari della rabbia e della tristezza, per la situazione spiacevole che si sperimenta di fronte a uno stimolo che consideriamo pericoloso; allo stesso tempo, però, permette di renderci conto dei propri limiti e capire come migliorarci.
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I Sensation Seeker
Vi è una forte spinta attrattiva verso la paura e tutto ciò che può provocarla: fin da bambini e per tutto il corso della vita, le persone ricercano stimoli paurosi, in quanto in grado di elicitare una forte spinta adrenalinica e intensa eccitazione. In particolare, Zuckerman, sostiene che alcune persone sentono maggiormente l’esigenza di sperimentare forti sensazioni, e ricercano attivamente situazioni a rischio pur di riuscire a soddisfarle. Si tratta dei cosiddetti “Sensation Seeker”, persone maggiormente sensibili alla monotonia che ricercano stimoli forti, come la lettura di un romanzo horror o la visione di un film ad alta tensione, per sfuggire alla noia. La causa, secondo lo studioso, potrebbe essere di tipo fisiologico: la scarsità di certe sostanze nel sangue porterebbe queste persone a ricercare situazioni forti per aumentarne il rilascio. Durante tutte le fasi della vita l’uomo è attratto dalla letteratura e dai film horror, ma il numero maggiore di appassionati sono sicuramente gli adolescenti. E non è un caso.
I “giovani” mostri
Come i protagonisti dei film horror, gli adolescenti si sentono come dei mostri, alle prese con cambiamenti fisici, sessuali e sociali dell’età. Lo sviluppo disarmonico del corpo, la crescita dei peli, il cambiamento della voce e la comparsa delle mestruazioni possono far sentire i ragazzi come diversi, al pari delle creature terrificanti delle storie di paura. A livello identitario, l’adolescente non è né bambino, né adulto: è in una fase di transizione, dove si lascia la rassicurante condizione di infante e si va incontro a un futuro incerto che spaventa, ma, allo stesso tempo, eccita.
L’identità dell’adolescente è come quella di Dracula, di Frankenstein e di tutti i personaggi tipici delle storie dell’orrore: non sono uomini, non sono animali e non sono robot, ma sono ibridi spaventosi, indefiniti e, dunque, inconcepibili e inafferrabili. Nell’adolescenza la sessualità assume un ruolo centrale: compaiono i caratteri sessuali secondari, si sviluppano quelli primari ed esplodono le pulsioni sessuali. L’attenzione è rivolta ai temi che girano intorno al desiderio, alla masturbazione e al sesso. E’ interessante notare come la sessualità, più o meno celata, sia un tema ricorrente anche nelle storie horror.
Il vampiro, per riportare un personaggio conosciuto da tutti, è l’espressione massima dell’erotismo e della sessualità. Come spiega Marina Giampietro nel capitolo “Quelli che amano farsi terrorizzare”, tratto dal libro “Tipi d’oggi. Profili psicologici di ordinaria bizzarria”, il vampiro ha a che fare con i desideri sessuali rimossi. Il suo morso è un vero e proprio atto sessuale, che rimanda all’incontrollabilità degli impulsi e al conseguente senso di colpa legato alla trasgressione. Anche a livello sociale, il vampiro rappresenta il maschio seduttore, aristocratico ed elegante, in bilico tra peccato ed estasi. Il genere horror, inoltre, ribalta completamente le regole e i valori, offrendo possibilità alternative e mondi paralleli. E’ innegabile il collegamento con lo sviluppo del pensiero ipotetico deduttivo tipico dell’adolescenza, che permette al ragazzo di svincolarsi dal piano reale e pensare al possibile.
In conclusione, forse la preferenza per questa tipologia di film tra i giovani non è solo legata al gusto personale o a una moda del momento. C’è da chiedersi se la lettura di certe storie o la visione di determinati film non fungano da veri e propri riti di iniziazione, come passaggio da quella rassicurante isola felice rappresentata dall’infanzia al mondo nuovo, spaventoso, ma attraente degli adulti. Il ragazzo mostra, così, di essere diventato “grande” e di aver superato (realmente o no, non importa) quelle tremende paure infantili che fino a poco tempo prima non lo facevano dormire la notte. Al pari dei riti iniziatici dell’antichità, insomma, ma “in una posizione di sicurezza”: chiuso il libro o finiti i titoli di coda, si torna alla vita reale.
Riferimenti
- Dogana F., Tipi d’oggi. Profili psicologici di ordinaria bizzarria (1999)
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