Madri sotto stress!
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In Italia, il numero di separazioni e divorzi sta aumentando considerevolmente. I dati ISTAT riferiti all’anno 2010 rilevano che il numero di separazioni risulta essere pari a 88.191, mentre quello dei divorzi sale a 54.160. Una tendenza che coinvolge tutta la penisola italiana, con una tendenza alle separazioni sempre più frequenti nel nord del Paese e un aumento del numero di casi nei Paesi del sud Italia. I dati confermano che le separazioni e divorzi stanno aumentando rispetto gli anni precedenti: confrontando i dati statistici rilevati nel 1995, si riscontrano 158 separazioni e 80 divorzi, contro i rispettivi 307 e 182 del 2010 su 1000 matrimoni.
Attualmente la durata media dei matrimoni è di circa 15 anni, con un’età media della separazione di 45 anni per i mariti e di 42 anni per le mogli, che sale rispettivamente a 47 e 44 per il divorzio. Il dato più interessante è che nel 68.7% delle separazioni e nel 58.5% dei divorzi è presente almeno un figlio: ciò indica che in almeno metà delle separazioni coniugali e in un terzo dei divorzi è coinvolta la prole. Questo dato è molto importante, perché se la separazione riguarda principalmente marito e moglie, essa ha inevitabili ricadute su tutti i membri familiari, in particolar modo i figli.
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Chi ne paga le conseguenze?
I figli, infatti, possono rappresentare i soggetti più colpiti quando la separazione viene mal gestita: numerose ricerche, infatti, mostrano come questa complessa transizione familiare può raddoppiare il rischio di problemi di adattamento nei minori a diversi livelli. In particolare, dalla letteratura risulta che bambini figli di separati possono avere ripercussioni a livello comportamentale (Doherty, Needle, 1991), psicologico (Forehand, Neighbors, Devine, Armistead, 1994), scolastico (Astone, McLanahan, 1991), sociale (Beaty, 1995), ma anche in termini di considerazione di sé (Wenk, Hardesty, Morgan e Blair, 1994) e nelle condizioni di salute, anche a lungo termine (Tucker, Friedman, Schwarts, Critiqui, Tomlinson-Keasey, Wingard, Martin, 1997). Le ricerche più recenti, invece, dimostrano che non è la separazione in sé ad aumentare la possibilità di sviluppare difficoltà a breve e lungo termine, bensì è il livello di conflitto esperito dal bambino tra mamma e papà a fare la differenza. E’ sbagliato, nonché molto pericoloso, sostenere che la separazione coniugale sia la condizione sufficiente per creare problemi di adattamento: oltre ai livelli di conflittualità, è molto importante considerare diversi fattori intervenienti, come la qualità della relazione con entrambi i genitori, le competenze genitoriali, gli eventi stressanti legati alla separazione e la resilienza dei figli. Quest’ultimo elemento è sicuramente molto importante da tenere presente: infatti, i figli sono dei protagonisti attivi coinvolti nel momento critico della separazione. Per questo può essere utile proporre una forma di intervento rivolto proprio ai bambini, atta a sviluppare delle risorse adeguate per affrontare al meglio la separazione di mamma e papà.
Gruppi di parola: un possibile intervento
Uno dei più recenti strumenti in Italia, diverso da un percorso di consulenza individuale rivolto al minore, possono essere i Gruppi di Parola per figli di genitori separati, che trova le sue radici in Canada e Francia e che si colloca in un’ottica preventiva e di promozione del benessere.
Informazione e consapevolezza sono i due assi portanti del Gruppo di Parola dove, in un contesto protetto, viene dato spazio all’importanza di dare ascolto, aiutare a capire e uscire dall’isolamento. Accanto alla parola vengono svolte attività di tipo espressivo: disegno, collage, cartelloni, racconti e giochi di ruolo, confrontandosi tra pari. Il Gruppo di Parola si svolge secondo un percorso strutturato, permettendo di alleggerire gli interrogativi dei bambini e aiutarli a esprimere come stanno vivendo la separazione.
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